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Jan Jongbloed
jan Jongbloed è stato uno dei più singolari portieri della storia del calcio. Nato il 25 novembre 1940, è calciatore solo per diporto: nel DWS e poi nel FC Amsterdam. Ha un unico momento di effimera gloria: il 26 ottobre 1962 debutta in Nazionale, a Copenaghen, subentrando a Lagarde a cinque minuti dalla fine. Gli arancioni perdono 4-1, Jongbloed torna nell'anonimato, da cui emerge solo dodici anni dopo, quando, qualche settimana prima del Mondiale 1974, in un'amichevole con l'Argentina, il Ct olandese Rinus Michels lo prova e resta a tal punto soddisfatto da promuoverlo titolare, davanti a Schrijvers del Twente e Treytel del Feyenoord. Una sorpresa per tutti. Si scopre che la sua passione primaria è la pesca, poi viene il calcio, e che integra il contratto da semiprofessionista gestendo una tabaccherìa di Amsterdam.
Ha colpito Michels la sua singolare abitudine a giostrare fuori dalla porta, grazie alla disinvoltura del tocco di palla coi piedi. E siccome dopo la rinuncia di Hulshoff il grande barbuto dell'Ajax, e l'indispo-nibilità di Mansveld e Drost il Ct ha deciso di arretrare a pilota della difesa Arie Haan, centro-campista di molo, gli viene comodo un portiere capace in pratica di fare il libero, a costo di rischiare brutte figure. Ai Mondiali qualcuno ride, per i suoi talora goffi recuperi. Ma alla resa dei conti Jongbloed subisce in tutta la manifestazione solo tre gol, un'autorete di Krol contro la Bulgaria e i due contro la Germania in finale, il primo dei quali su rigore di Breitner. Molti lo snobbano, qualcuno lo esalta, e al termine del Mondiale il vicecampione del mondo Jongbloed decide di fare davvero il calciatore. Passa al Roda, allunga i tempi di allenamento trascurando la tabaccheria.
Conquista così un altro Mondiale e gioca la sua seconda finale, a 38 anni, perdendo contro l'Argentina. La sua carriera è ben lungi dall'essere chiusa. Batte il record di presenze nella massima serie olandese, ma quando sta per toccare i 45 anni viene fermato dalla sfortuna: nel settembre del 1985, durante un allenamento con la sua squadra, il Go Ahead Eagles, il "portiere volante" viene colpito da infarto. Supera la crisi, ma deve smettere di giocare. La sfortuna aveva già colpito il portierone olandese: un anno prima, nel 1984, suo figlio ventenne, calciatore lui pure, era stato ucciso da un fulmine durante una partita.
Non è stato un grandissimo portiere, d'accordo, ma a modo suo Jan Jongbloed, tabaccaio part-time, comunista, amante della birra, delle sigarette e del gentil sesso, portiere che parava a mani nude perché i guanti, a suo dire, non gli permettevano di bloccare bene la palla e che finì per disputare, quasi per caso, due finali mondiali, ha segnato un'epoca e sarà sempre ricordato da tutti gli amanti del calcio con quella maglia giallo numero 8 invece che con il classico numero 1, a sottolineare l'intercambiabilità e la volontà di svincolarsi dai ruoli classici.